Busto Arsizio (Varese): Santuario di Santa Maria di Piazza
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Il Santuario di Santa Maria di Piazza (il cui nome corretto è in realtà Santuario della Madonna dell'Aiuto) rappresenta un'altra perla del rinascimento poco nota al grande pubblico, e sia come epoca sia come impostazione generale può venire accostato alla Basilica di San Magno a Legnano, pur essendo in effetti molto più piccolo di essa. La dedicazione originaria della chiesa era all'Assunta. Divenne Santuario della Madonna dell'Aiuto a partire dalla metà del sedicesimo secolo, con riferimento alla cessazione di una pestilenza per intercessione della Vergine.
STORIA Il sito occupato dall'attuale Santuario di Santa Maria di Piazza era già occupato a partire dal decimo secolo, ma forse da molto prima, da edifici religiosi: in origine una cappella, successivamente una piccola chiesa in stile romanico. Quest'ultima doveva coincidere, come posizione, con il presbiterio della chiesa attuale. Di essa è rimasta un tondo in marmo bianco raffigurante, scolpiti in bassorilievo, un busto di Madonna con Bambino. Esso si trova oggi incastonato nella volta del presbiterio.
Alla luce dell'accresciuta importanza economica ottenuta da Busto Arsizio agli inizi del sedicesimo secolo si decise di costruire una nuova chiesa. L'iniziativa venne presa dalla Scuola dei Poveri, un raggruppamento di confraternite di laici che si occupavano di assistenza. Non si esclude che Galeazzo Visconti, feudatario di Busto, abbia appoggiato la costruzione con l'obiettivo di trasformare la nuova chiesa in proprio mausoleo. I lavori iniziarono nel 1517 sotto la guida di Antonio da Lonate, che con tutta probabilità seguiva un disegno di Donato Bramante. Al Lonate subentrò nel 1520 Tommaso Rodari, che apportò importanti aggiunte: in particolare le loggette intorno al tiburio e il tetto a doppia curvatura. La struttura muraria venne terminata in soli cinque anni, mentre la decorazione pittorica richiese più tempo. Gli affreschi della cupola risalgono al 1531, il polittico dell'Assunta, dono di Donato Prandoni è del 1541. Altre decorazioni furono eseguite ad opera di artisti locali fino al 1565 e il ciclo di statue alla base della cupola venne terminato solo nel 1602.
Nel 1605 venne chiusa la porta prospiciente la piazza e vennero aperte due porte laterali accanto alla porta occidentale. Con i lavori degli anni 1874-1877, sotto la direzione di Carlo Maciachini, venne però ripristinata la situazione precedente al 1605. Il portale verso la piazza venne riaperto e i due portali secondari che erano stati aggiunti vennero rimossi e collocati nella Chiesa di Santa Croce, purtroppo non più esistente.
Come campanile fu inizialmente mantenuto quello della chiesa medievale. Esso però crollò nel 1578 e venne quindi ricostruito nel 1581. Fra il 1886 e il 1889 Carlo Maciachini ne raddoppiò l'altezza, cercando di riprodurre (in realtà in modo non troppo riuscito) nella parte aggiuntiva gli elementi stilistici della chiesa. La torre venne anche dotata di orologio e di cinque campane. Il campanile ha sempre avuto anche la funzione di torre civica, tanto che l'orologio e parte delle campane sono tuttora di proprietà comunale.
L'edificio ha goduto di innumerevoli lavori di restauro e rifacimenti, a partire dal 1569, quando si dovette ricostruire la lanterna, colpita da un fulmine.
STRUTTURA Il Santuario di Santa Maria di Piazza è costruito secondo i canoni architettonici cari al Bramante, uno degli architetti più influenti del primo rinascimento, e mostra una struttura generale molto simile a quella della Basilica di San Magno a Legnano. Anche in questo caso abbiamo una base rettangolare, che all'interno si sfaccetta a dare un ottagono, sul quale è posta una cupola semisferica, poggiante sulla base ottagonale ed esternamente circondata da un tiburio anche esso ottagonale. I motivi per cui una tale impostazione era così cara al Bramante e così in voga nel primo rinascimento sono sia estetiche che simboliche. Da una parte lo spazio interno di una chiesa a simmetria radiale risulta più difficile da percepire nelle sue reali dimensioni e lo spazio interno tende in questo modo ad apparire più ampio di quello che è realmente. Dall'altra al quadrato, alla sfera e all'ottagono venivano attribuiti significati simbolici: il cerchio corrispondeva a Dio, il quadrato all'uomo e l'ottagono alla risurrezione di Cristo.
L'esterno è quindi costituito innanzi tutto da un corpo quadrato simmetrico sui quattro lati. Ogni lato è scandito verticalmente in tre parti da lesene. Su due lati, fra le due lesene centrali, è presente su un portale riccamente decorato, ma al contempo molto sobrio. La decorazione è costituita da forme geometriche definite in rilievo ed attraverso l'uso di materiali di colore diverso. Un tipo di decorazione tipica del primo rinascimento. Su entrambi i portali sono incisi distici in latino dell'umanista Gian Alberto Bossi. Sopra al portale verso la piazze sono poi poste copie delle due statue dell'annunciazione (attribuite a Tomaso Rodari) i cui originali sono stati spostati sul lato interno. Ogni lato lato comprende tre oculi: uno nella parte centrale, più in alto (e più grande sopra i due portali), e due nelle parti laterali, un po' più in basso. Su un lato, però, l'oculo centrale risulta cieco, mentre su un altro è cieco un oculo laterale. Poco sotto il bordo superiore corre su tutti i quattro lati una cornice in cotto. Al di sopra della base quadrata si innesta il tiburio ottagonale. Esso è impreziosito dalla presenza, su ogni lato, di una loggetta delimitata dai pilastri dell'ottagono e scandita da tre colonnine. Queste poggiano su una balaustra e sostengono quattro arcatelle. Le superfici esterne dei pilastri angolari riprendono la decorazione dei portali. Ogni lato del tiburio comprende poi al centro un oculo. Un altro elemento caratterizzante l'esterno dell'edificio è rappresentato dal tetto a doppia curvatura, soluzione adottata perché permetteva di raccordare in maniera elegante il tetto con le loggette e al contempo di non interferire con la cupola interna. All'apice è presente un'alta lanterna a sua volta dotata di lanternino. Sugli otto angoli sono infine presenti otto piccole guglie, elementi ancora gotici ma che risultano qui perfettamente in stile.
L'interno è dominato dall'elemento ottagonale, perché, anche in questo come nella Basilica di San Magno, i pilastri di ogni lato sono raccordati in alto diagonalmente con quelli dei lati adiacenti. Al di sopra è presente il tamburo ottagonale e sopra di questo la cupola semisferica. Al di sotto, invece, in corrispondenza dei lati diagonali, è presente un quarto di cupola sferica che va raccordare le due parti centrali dei lati a contatto del quadrato. Alle parti laterali vengono fatte invece corrispondere, internamente, delle cappellette poco profonde. L'interno, in effetti, non rispetta la simmetria radiale, in quanto essa è spezzata dal presbiterio. Entrando si nota innanzi tutto il contrasto fra la parte inferiore, costituita dai muri, dipinti di bianco e fondamentalmente privi di decorazioni, e la parte superiore, a partire dall'attaccatura degli archi, totalmente decorata. Tutti gli archi presenti all'interno, grandi e piccoli, sono evidenziati attraverso una colorazione rosso scura che va a determinare il primo impatto visivo, anche perché tale colore è presente anche a livello dei due cornicioni che corrono lungo tutto il perimetro interno. Lo stesso colore viene poi richiamato anche dalla volta del presbiterio. La parte superiore appare in qualche modo radicarsi in quella inferiore attraverso le belle decorazioni a grottesche che di estendono verticalmente lungo tutte lesene sulle facce interne dei pilastri che delimitano l'ottagono. La decorazioni pittorica dell'interno del santuario si deve ad artisti appartenenti alla famiglia Crespi.
Lo spazio interno è dominato dalla grande cupola semisferica (Fig. 2), composta da otto spicchi, separati da costoloni, che salgono fino alla lanterna. Ogni spicchio comprende 33 cassettoni, via via più piccoli salendo verso l'alto, con al centro una stella dorata, a rappresentare il cielo stellato. La parte inferiore della cupola, quella appena sopra il tamburo, presenta grandi affreschi raffiguranti sibille pagane e profeti dell'antico testamento il cui nome è riportato su cartigli (come noto nel rinascimento piaceva interpretare anche esse come annunciatrici del messia). Su ogni lato vi sono due figure con al centro un oculo. Altre raffigurazioni di personaggi biblici sotto forma di medaglioni in terracotta sono poi presenti fra gli archi e il cornicione superiore. In questo caso si alternano personaggi pagani e figure femminili della bibbia. La cupola è separata dal cornicione superiore dal tamburo, un'alta fascia in cui sono presenti 32 nicchie occupate da altrettante statue lignee della fine del sedicesimo secolo. Esse furono realizzate da Fabrizio De Magistris e raffigurano santi e beati. Nel 1602 esse vennero dipinte a biacca con ritocchi dorati per farle sembrare di marmo. Da notare come la fascia delle statue riprende, come struttura generale, quella della base, con archi, tondi e aree verticali decorate.
Per quanto riguarda la parte bassa dell'interno, essa comprende otto piccole cappelle poco profonde, poste a coppie in quattro piccoli absidi in corrispondenza degli angoli, tre pareti, di cui due occupate da porte di ingresso, e il presbiterio. I voltini dei quattro absidi sugli angoli sono tutti interamente affrescati. Solo uno però mostra ancora gli affreschi rinascimentali originali, quello di sud est, in qui Giovan Battista della Cerva, allievo di Gaudenzio Ferrari, rappresentò nel 1542 un gruppo di angeli musicanti. Gli altri voltini ospitano invece affreschi realizzati da Luigi Cavenaghi nel durante i restauri nel 1876, evidentemente in sostituzione di quelli originari andati perduti.
Il polittico dell'Assunta (Fig. 3) In origine esso si trovava sulla parete di fondo del presbiterio. Nel corso dei restauri degli anni 1939-1943 esso venne spostato nella posizione attuale, sulla sinistra guardando il prebiterio. L'opera venne completata da Gaudenzio Ferrario e aiuti nel 1540 per conto di Donato Prandoni, che la donò alla Chiesa di Santa Maria. Essa rappresenta l'opera d'arte di maggior importanza del santuario e venne realizzata come testimonianza della devozione verso la Vergine Maria, in opposizione all'emergente culto protestante. Il pannello centrale raffigura l'assunzione di Maria, portata in cielo da una corona di angeli (due dei quali le pongono sul capo la corona) mentre in basso gli apostoli osservano stupiti e ammirati la scena. Nei quattro pannelli laterali sono raffigurati i santi a quel tempo più venerati a Busto Arsizio: a sinistra in basso San Giovanni Battista, a destra in basso San Michele Arcangelo, a sinistra in alto San Bernardino da Busto e a destra in alto San Francesco. Nel pannello apicale, infine, il Padreterno che guarda in basso verso Maria che sta salendo in cielo, con le braccia aperte in gesto di accoglienza. Alla base tre pannelli raffiguranti tre scene del vangelo: a sinistra la natività di Maria, al centro la presentazione al tempio, a destra la Sacra Famiglia. Le scene sono impreziosite e ravvivate da vari dettagli provenienti di vita quotidiana del tempo in cui il polittico venne creato. Tutti gli elementi di separazione sono intagliati a dare una ricca decorazione a tema vegetale dorata.
Il presbiterio possiede pareti laterali interamente affrescate. Su quella di sinistra Giovanni Battista della Cerva dipinse l'Adorazione dei Magi, su quella di destra l'Adorazione dei Pastori. Sulle lesene all'ingresso sono rappresentate due delle figure dell'annunciazione. L'angelo sulla lesena destra e l'angelo musicante sulla parete destra sono forse le figure meglio riuscite, caratterizzate da una dolcezza e una vitalità veramente notevoli. La copertura è a botte, caratterizzata da un'alternanza di forme geometriche circolari e a losanga con al loro centro elementi vegetali dorati (salvo il già menzionato tondo e una rappresentazione dell'agnello. Sopra all'altare (recente, del 1971) è presente un'ancona in legno intagliato e dorato cinquecentesca a struttura architettonica decorata con elementi vegetali dorati e tralci di vite dorati (Fig. 4). Al centro vi è una grande nicchia nella quale è collocata la statua lignea della Madonna dell'Aiuto, la statua alla quale è attribuito il miracolo di avere fermato la peste. Si presume che la statua sia stata scolpita agli inizi del diciassettesimo secolo da Fabrizio de Magistris, autore anche delle statue del tamburo. La statua raffigura una Madonna incoronata in trono con Bambino. Essa è sostanzialmente tricolore: il colore della carnagione e poi solo azzurro cupo e oro. La veste della Vergine è nella sua parte azzurra punteggiata di stelle. La statua è caratterizzata dalla differenza di atteggiamento dei due personaggi rappresentati: la Vergine ha un'atteggiamento di ieratica nobiltà, posta esattamente al centro, con lo sguardo dritto in avanti e con lo schienale che appare quasi come una gorgiera. Il Bambino sulle sue ginocchia, al contrario, sembra colto nell'atto di divincolarsi dalla madre per allungarsi verso l'osservatore. Ai lati dell'ancona due angeli in marmo del sedicesimo secolo.
Altre opere degne di nota presenti nel santuario sono fra l'altro:
- La pala d'altare nella cappelletta a destra del presbiterio è un'Ultima Cena di Gaudenzio Ferrari del 1541.
- La pala d'altare nella cappelletta a sinistra del presbiterio (Fig. 5) è una Madonna con Bambino e i santi Michele e Paolo, copia da Paolo Lomazzo inizio sedicesimo secolo. Da notare sulla parete resti di affreschi, purtroppo non più leggibili.
- Parete destra, a sinistra dell'entrata: trittico Madonna con Bambino, San Giovanni Battista e San Rocco, forse Francesco Melzi, allievo di Leonardo da Vinci, inizi sedicesimo secolo
- Parete destra, a destra dell'entrata: Annunciazione, affresco strappato del 1664
- Parete sinistra, a sinistra del polittico dell'Assunta: Madonna con Bambino, i santi Gervaso, Protaso, Caterina, Giustina e quattro monache (Giacomo Raiboldini, detto il Francia, 1554).
- La lampada che pende davanti all'altare maggiore, composta da tre putti in legno con veste e ali dorate che sorreggono una corona, è del sedicesimo secolo ed è attribuita a Annibale Fontana.
- In sagrestia è presente il dipinto Madonna adorante il Bambino, la cui attribuzione è incerta fra Giovanni Bellini, Antonio de Saliba e Bernardino Luini.
Una curiosità: nel villaggio operaio di Crespi d'Adda, costruito alla fine del diciannovesimo secolo, venne costruita anche una copia quasi perfetta del Santuario di Santa Maria di Piazza.
Vedere anche: Santuario di Santa Maria di Piazza su WikiZero
SANTUARIO DI SANTA MARIA DI PIAZZA sul sito web del comune di Busto Arsizio
Categorie: Luoghi di interesse storico di interesse artistico
Piazza Santa Maria - 21052 Busto Arsizio (VA) |
Foto aggiuntive della Santuario di Santa Maria di Piazza nella sezione Fotografia |