Basilica di Sant'Eustorgio
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Principali stili rappresentati: Romanico
La Basilica di Sant Eustorgio è uno dei più importanti monumenti milanesi e, malgrado spoliazioni e manomissioni conserva un vastissimo patrimonio artistico tale da poter essere considerata un ricco museo, oltre che un edificio di culto. La basilica è caratterizzata oggi da un aspetto sostanzialmente due-trecentesco, recuperato e messo in evidenza dai restauri della seconda metà del secolo scorso.
STORIA I resti di epoca romana venuti alla luce nel corso degli scavi del 1959 hanno dimostrato che la chiesa venne costruita sopra o in corrispondenza di un cimitero pagano e poi paleocristiano. La tradizione vuole che fu fatta costruire dal vescovo Eustorgio per custodire le sacre reliquie dei Re Magi, dopo che il carro che doveva portarle nella cattedrale non riusciva più ad avanzare. Secondo alcuni studiosi, invece, essa sarebbe stata costruita più tardi, nel sesto secolo, all'epoca del vescovo Eustrogio II. I primi documenti contenti notizie sulla basilica risalgono comunque all'ottavo secolo, mentre i primi resti individuati risalgono addirittura all'undicesimo. Quello che è quasi certo è che la storia dei Re Magi è solo una tradizione e che la basilica non ha mai realmente ospitato i loro resti. Nessun documento antecedente alla distruzione di Milano da parte di Federico Barbarossa nel 1162 ne parla, ne essi vennero mai celebrati prima del 1336, quando Azzone Visconti istituì la festa ad essi dedicata.
Della prima chiesa paleocristiana rimangono i resti dell'abside visibili sul fondo della chiesa, sotto l'abside attuale, rialzato e non visitabile. Quest'ultimo è invece di epoca romanica. E' pressoché impossibile riassumere le modifiche apportate all'interno della chiesa fino agli inizi del tredicesimo secolo, sia per la mancanza di documenti, sia perché esse furono troppe per poter essere ricostruite sulla base di indagini archeologiche. Fino al 1220 la Basilica di Sant'Eustorgio, che ai tempi sorgeva in campagna quasi isolata, vide la presenza di un numero molto ridotto di canonici. La chiesa era comunque resa importante dal fatto di sorgere lungo la strada che collegava Milano con Pavia, che ai tempi era importante quanto Milano.
Nel 1220 la basilica venne affidata al neonato ordine dei Domenicani. Essi costruirono il convento annesso alla basilica (1227-1235) e apportarono sin dall'inizio modifiche alle basilica stessa. In particolare costruirono il transetto, comprendente in effetti solo il braccio destro, e dotarono le navate di coperture a volte di uguale altezza sia nella navata principale che in quelle laterali, in accordo con il principio della chiesa "a sala" in cui l'intero spazio è ugualmente alto e solo le file dei pilastri definiscono la divisione in navate. Nel 1233 venne assegnato al Convento di Sant'Eustorgio il frate Pietro da Verona e eel 1234 il Convento di Sant'Eustorgio divenne sede del Tribunale dell'Inquisizione. Pietro da Verona acquistò grande celebrità e prestigio per la sua capacità oratoria nella predicazione e per la sua implacabile lotta contro le eresie catare e albigesi. Il suo zelo gli creò però anche molti nemici, tanto che nel 1252 egli venne assassinato nel bosco di Barlassina nei pressi di Seveso. Il fatto che egli venisse sepolto all'interno del Convento di Sant'Eustorgio e che già dopo un anno venisse fatto santo accrebbe enormenente il prestigio del convento e della basilica. Verso la fine del tredicesimo secolo ebbe inizio la costruzione delle quattro cappelle laterali sul fianco destro più vicine al transetto. La prima venne fatta costruire dalla famiglia Della Torre, la seconda dai Visconti. Negli anni 1297-1209 venne eretto il campanile di 73 metri più la cuspide, ai tempi il più alto della città. Pare che già nel 1305 egli fosse dotato di un orologio.
Basilica e convento, dopo un iniziale periodo di divergenze nei primi tre decenni del quattordicesimo secolo, ebbero a lungo la protezione della famiglia Visconti (e poi anche di altre importanti famiglia milanesi, a cominciare dagli Sforza). Tale protezione portò prestigio e ricchezza ma, alla lunga, anche decadenza spirituale, tanto che il Coenvento di Sant'Eustorgio non aderì all'osservanza, ovvero al gruppo di conventi domenicani che si impegnavano a ritornare all'osservanza delle antiche regole. In opposizione al Convento di Sant'Eustorgio nacque così quello di Santa Maria delle Grazie, che invece vi aderiva e che quindi fu sempre in aspro contrasto con quello di Sant'Eustorgio. Nella prima metà del quindicesimo secolo Filippo Maria Visconti donò la convento un chiostro costruito utilizzando materiale proveniente da un demolito palazzo di Barnabò Visconti. Il chiostro andò purtroppo poi distrutto nel 1526 durante gli scontri fra spagnoli e francesi per il controllo della città. Verosimilmente fra il 1422 e il 1439 venne costruita, forse da zero forse ampliando una struttura preesistente, la seconda cappella di destra, detta Torelli o di San Domenico. Nella prima metà del quindicesimo secolo venne costruita anche terza cappella di destra, detta in origine Cappella Crotti e oggi dedicata alla Madonna del Rosario. Nella seconda metà del quindicesimo secolo il nobile fiorentino Pigello Portinari, amministratore a Milano del Banco Mediceo promosse la costruzione della cappella dedicata al San Pietro Martire che ancora oggi porta il suo nome e che egli destinò a propria sepoltura. Fra il 1483 e il 1489 venne costruita la Cappella Brivio, la prima a destra. A partire dal 1559 i domenicani di Sant'Eustorgio smisero definitivamente di essere a capo dell'Inquisizione. Nel 1537 venne realizzata la pseudocripta (in realtà alla stessa altezza della navata ma definibile cripta rispetto al pavimento dell'abside rialzato sopra di essa). In seguito alla construzione dei bastioni (mura spagnole) fra il 1549 e il 1569, la basilica e il convento vennero a trovarsi all'interno delle mura cittadine. Nel 1565 la basilica venne dotata di un'ampia sagrestia ove raccogliere il tesoro frutto delle tante donazioni nel corso dei secoli. Nel 1575 venne aperta sotto l'abside la Cappellina degli Angeli, con affreschi e stucchi di Carlo Urbino. Nella seconda metà del sedicesimo secolo venne aggiunta anche la Cappella Stampa, alla fine del braccio destro del transetto. Nel 1609 un incendio distrusse quasi completamente il convento antico, che venne però ricostruito quasi subito ma che venne distrutto definitivamente durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Nel 1665 il convento di Sant'Eustorgio ricevette in eredità tutti i beni di Giovan Battista Marone, compresa una collezione di quasi 100 dipinti principalmente di artisti lombardi del diciassettesimo secolo. Purtroppo una parte importante di essi andò dispersa durante i dissennati restauri del diciannovesimo secolo. Nel 1787 Giuseppe II ridusse a 30 il numero delle parrocchie milanesi e la Basilica di Sant'Eustorgio fu inclusa in tale numero. Nel 1796 Napoleone prese possesso del convento per usarlo per scopi militari e nel 1798 il Direttorio della Repubblica Cisalpina ordinò ai frati del Convento di Sant'Eustorgio di unirsi a quelli di Santa Maria delle Grazie o a quelli di Como o di Pavia perché il convento era destinato a venire destinato a scopi civili. Ebbe così fine la storia del Convento di Sant'Eustorgio, ma risorse l'antica parrocchia. I documenti relativi a tre secoli di attività dell'Inquisizione vennero sciaguratamente distrutti.
Nel seconda metà del diciannovesimo secolo la basilica subì radicali lavori di restauro, purtroppo troppo poco rispettosi della realtà storica e troppo desiderosi di ricreare l'aspetto medievale, a costo di inventarne uno di fantasia. In questo modo molte delle modifiche apportate fra la metà del sedicesimo secolo e la fine del diciottesimo vennero cancellate e molte opere portate nella basilica in quel periodo andarono perse. Tra il 1863 e il 1865 fu rifatta la facciata, su disegno di Giovanni Brocca e Enrico Terzaghi. I lavori andarono avanti fino al 1874. Va detto che in realtà non venne solo tolto, ma anche aggiunto, come ad esempio nel caso della Cappella Brivio (vedi oltre). Nuovi lavori di restauro, questa volta più rigorosi, vennero avviati nel 1952. Essi portarono alla rimozione di gran parte delle aggiunte ottocententesche "in stile". La sagrestia e la sala capitolare, in collegamento con la Cappella Portinari completamente restaurata, vennero trasformate in un museo della basilica. Si noti che, a causa del suo valore artistico, delle sue dimensioni e del fatto che per visitarla bisogna pagare un apposito bieglietto, al complesso della Cappella Portinari è stata dedicata una pagina separata di questo sito. I chiostri di quello che fu il Convento Domenicano di Sant'Eustorgio sono oggi la sede del Museo Diocesano di Milano.
STRUTTURA La struttura della basilica rispecchia la sua storia e si caratterizza per la presenza di numerose asimmetrie ed irregolarità. Nel complesso la struttura è a basilica con parziale transetto, dato che di esso venne realizzato solo il braccio destro. Posteriormente all'abside e spostato verso sinistra, si sviluppa invece il complesso della Cappella Portinari, avente una planimetria cruciforme e comprendente uno spazio centrale da cui si dipartono a destra e a sinistra due cappelle (a sinistra quella di San Paolo, a destra quella di San Francesco) e sul fondo la Cappella Portinari vera a propria. Tutta questa parte della basilica viene trattata nella pagina (ancora da aggiornare ai nuovi standard) dedicata alla Cappella Portinari. Sulla destra sono presenti sette cappelle, più una in fondo al braccio del transetto. Tali sette cappelle sono divise in due gruppi. Da una parte le quattro più antiche, poste più vicino all'abside e tutte di medesima semplice struttura rettangolare. Dall'altra le tre verso l'ingresso, assai più profonde e con struttura diversa l'una dall'altra. Le cappelle sul lato sinistro sono invece molto meno profonde ed esse occupano solo una parte del lato interno sinistro. Un'altra particolarità della basilica è rappresentata dal fatto che l'abside, rialzato, è vuoto e neanche visitabile e che sotto di esso è presente una sorta di cripta che cripta non è, dato che, come già accennato, si trova allo stesso livello delle navate. Un ulteriore irregolarità è il fatto che le sette coppie di pilastri che scandiscono le navate della basilica sono assolutamente disomogenei, per forma e per tipo. Partendo dalla facciata, la prima e la terza coppia presentano struttura cruciforme, la quarta e la sesta presentano struttura analoga alle precedenti, ma non uguale. La quinta e la settima coppia sono costituite da grossi pilastri cilindrici. La seconda coppia è infine diversa da tutte le altre.
L'edificio è interamente in mattoni a vista. Solo una parte di esso è visibile dalla strada, in quanto il lato sinistro è visibile solo dall'adiacente chiostro e l'abside è in parte inglobato dal complesso della Cappella Portinari, in parte seminascosto dagli alberi di un piccolo giardino dietro di esso. La facciata della chiesa appare antica, ma è in realtà ottocentesca e quindi priva di autentico valore storico e artistico, anche se lo stile si richiama al gotico lombardo. All'estremità sinistra si trova un pulpito marmoreo realizzato nel 1597 in sostituzione di quello originale dal quale, secondo la tradizione, aveva predicato S. Pietro Martire. L'abside è originale romanica (costruito fra il 1000 e il 1050). Di forma semicircolare, in origine era dotata di tre grandi monofore, poi chiuse all'interno. Esternamente è scandito da due lesene, di cui solo una è ancora visibile. Sotto al tetto è decorato con una serie di archetti, in modo analogo ad altre absidi costruite nella stessa epoca, in particolare quella della Basilica di Sant'Ambrogio. Il lato destro è caratterizzato dalla presenza delle cappelle. Le quattro più antiche richiamano tutte il braccio del transetto, come struttura generale, con facciata piatta, grandi monofore nella parte inferiore, bifore e monofore più piccole in quella superiore e archetti pensili sotto all'attaccatura del tetto. Ogni cappella si discosta però dalle altre nei dettagli. Sulla facciata della quarta cappella destra, in origine Cappella Visconti e oggi Cappella di San Tommaso, è presente, all'interno di una nicchia, un busto di Matteo Visconti e lo stemma in rilievo della famiglia. Essi risalgono al 1316, anno di fondazione della cappella. Del tutto diverse da esse, e anche maggiormente differenziate fra loro, sono invece le tre cappelle più recenti. Si noti che la prima, la Cappella Brivio, è in effetti spostata in avanti in maniera significativa rispetto alla facciata. Il campanile si trova dietro alla chiesa, alla sinistra dell'abside. E' costituto da un'esile torre a sezione quadrata alta 75 metri in cotto molto scuro con inserti in pietra chiara sugli angoli e in corrispondenza delle bifore della cella campanaria. Le superfici sono suddivise in quadranti decorati con lesene e archetti pensili. Sulla sommità, sopra alla cuspide conica in mattoni, è posta, in luogo della consueta croce, una stella a 8 punte, simbolo della stella che guidò i Magi a Betlemme.
L'interno della basilica è a sala, le navate laterali sono cioè alte circa quanto quella centrale. Una conseguenza è che la luce proviene solo dalle cappelle e dalla facciata. In questo modo lo spazio interno risulta piuttosto buio, ma anche dilatato e poco definito. Questo effetto è ulteriormente accentuato dalla grande ampiezza del transetto, unita alla sua asimmetria, e dal fatto che nelle quattro cappelle più antiche la copertura a volta si estende oltre i setti murari per comprendere anche la campata laterale, sfumando il confine tra cappelle e navata , tanto più che in corrispondenza di queste cappelle fu eliminato anche il muro divisorio presente superiormente tra i pilastri che delimitano le navate. La copertura delle navate è voltata a crociera con costoloni cilindrici in mattoni a vista. I pilastri sono dotati di capitelli romanici dalle forme molto varie: si va dalle rappresentazioni di foglie e rami a quelle di animali reali e fantastici. Un capitello rappresenta il leggendario arrivo dell'"Arca dei Magi" su un carro trainato da buoi. Sui pilastri sono visibili in molti punti resti di affreschi romanici.
La cripta sul retro (Fig. 3) è occupata al centro dai resti della chiesa cimiteriale paleocristiana. Le volte della cripta poggiano su colonne in pietra, materiale di recupero di uno dei chiostri. Alle pareti vari affreschi del sedicesimo secolo. Sulla parete verso la navata un Sant'Eustorigio e un San Magno, dipinti probabilmente nel 1558 da anonimo artista quando le spoglie di questi due santi furono traslate dietro l'altare. Tra di essi il sacello che conteneva i loro corpi. Sulla parete di destra la Leggenda dei Sette Dormienti, anch'essa di anonimo, e sulla parete di fondo teorie di santi e sante dipinte da Carlo Urbino nel 1578. In fondo alla cripta si trova la Piccola Cappella degli Angeli (Fig. 4), fatta costruire nel 1575 da Gaspare Bugati per ospitarne la propria sepoltura. La decorazione interna, costituita da affreschi divisi da cornici in stucco, fu realizzata da Carlo Urbino nel 1575. Le raffigurazioni comprendono la Caduta degli angeli ribelli, l'Annunciazione, la La lotta di Giacobbe con l'Angelo, il Sogno di Giacobbe e poi schiere di santi e beati. La pala d'altare è intitolata I tre arcangeli.
L'altare maggiore (Fig. 6), che si trova sul fondo della navata centrale, al centro del presbiterio leggermente rialzato, è molto scarno ed è dominato dalla tardogotica Ancona della Passione. Essa venne fatta realizzare da Gian Galeazzo Visconti fra il 1395 e il 1402 ed è costituita da otto rilievi su due piani con storie della Passione, più la Crocifissione con la Vergine e San Giovanni nel mezzo che occupa due registri. Alla sommità si trovano cinque conchiglie ornamentali inframmezzate da sei statue. Altre quattro statue, di apostoli, si trovano alle estremità dei due registri. Sul retro è presente un affresco di scuola di Bernardino Luini commissionato da Donato da Barlassina nel 1537 e raffigurante San Tommaso d'Aquino a sinistra e il donatore Fra Donato da Barlassina a destra, entrambi inginocchiati e circondati da angeli. L'ancona venne realizzata verosimilmente da più artisti, visto che il livello qualitativo non è omogeneo. Le formelle della Crocifissione e dell’Orazione nell’orto sono le più pregiate e sono attribuite a Jacopino da Tradate. Gli arconi ai lati dell'altare sono decorati con affreschi del 1865 di Agostino Caironi raffiguranti una Natività e una Deposizione nel sepolcro.
Il transetto comprende due cappelle: la Cappella dei Magi e la Cappella Stampa. La Cappella dei Magi si trova lungo la parete sinistra e corrisponde all'unione di due cappelle inizialmente indipendenti. La parete di ingresso è decorato in alto con una grande Adorazione dei Magi opera di un maestro lombardo della fine del quindicesimo secolo. Nell'angolo destro è posto un grande sarcofago di epoca romana (Fig. 8) il cui coperchio è decorato con una stella cometa e con la scritta "SEPULCRUM TRIUM MAGORUM". Secondo la tradizione essa avrebbe ospitato le spoglie dei Magi fino a quando Federico Barbarossa le avrebbe rubate e portate a Colonia. Sul lato sinistro si trova l'altare, sopra al quale è collocata l’Ancona dei Magi (Fig. 7), un trittico marmoreo con formelle cuspidate. In cima a quella centrale si trova un tondo con la Crocifissione, e sopra le laterali due angeli a tutto tondo. Le formelle raffigurano episodi evangelici legati alla storia dei Magi, con al centro l’Adorazione del Bambino. Oggi è riferita all’ambito di Bonino da Campione. La Cappella Stampa si apre sulla parete di fondo e venne completata nel 1558. Le pareti e la volta sono completamente affrescate. Al momento è in restauro e non è visitabile.
Appeso al soffitto della sesta campata della navata centrale si trova un grande crocifisso (figura grande) attribuito al Maestro della Cappella Dotto, il pittore di nome ignoto degli affreschi che una volta decoravano l'omonima cappella nella Chiesa degli Eremitani a Padova. Il crocifisso venne realizzato verosimilmente a cavallo fra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo e rappresenta un felice connubio fra elementi stilistici bizantini e le nuove tendenze sorte nell'Europa occidentale e volte a maggiore realismo. Nel corso dei secoli esse venne più volte ritoccato e modificato. In particolare, la Maria Maddalena sotto la croce venne aggiunta nel quattordicesimo secolo allungando braccio inferiore della croce e i piedi della stessa Maddalena sono addirittura ottocenteschi. Con i restauri del 1975 l'opera ha recuperato per quanto possibile il suo aspetto originaria.
Le cappelle sul lato destro sono sette. Partendo dalla facciata: Cappella Brivio: E' dedicata ai santi Giacomo ed Enrico. Si tratta della cappella più marcatamente rinascimentale. Costruita fra il 1483 3 il 1489 e comprende un vano quadrato con abside con pianta semicircolare protetto da una cancellata in ferro battuto. La copertura è costituita da una cupola a pianta circolare, esternamente circondata da un tiburio ottagonale con lanterna. Internamente la cupola è suddivisa da raggi in cotto in sedici spicchi. Tutte le linee di congiunzione fra le varie superfici, sia all'interno (all'interno tutte le superfici sono bianche) che all'esterno sono sottolineate da cornici in cotto più o meno spesse e decorate. La parete di fondo dell'abside ospita un polittico di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. Di esso rimangono oggi solo i sette dipinti, dato che l'ancona lignea con struttura architettonica che la conteneva originariamente è andata perduta. I tre dipinti più grandi raffigurano Sant'Enrico (quello a sinistra), una Madonna con Bambino e angeli (quello a centro) e San Giacomo (quello a destra). I quattro dipinti più piccoli sono in monocromo e di qualità decisamente inferiore e non furono dipinti dal Bergognone. Essi raffigurano i santi Giovanni Battista, Sebastiano, Caterina e Alessandro. Addossato alla parete sinistra si trova il monumento a Giacomo Brivio, costituito da un'urna rettangolare con cinque bassorilievi: Annunciazione, Nascita di Gesù, Adorazione dei Magi, Circoncisione, Fuga in Egitto. Quest'ultimo rifatto in stucco dopo la manomissione del sepolcro all'epoca di San Carlo. Il sarcofago è sovrastato da un'edicola cupolata e dalla figura del Padreterno fra due angeli. Alla sommità, infine, la statuetta di una Madonna con Bambino. Il sarcofago poggia su quattro colonne a candelabro alla base delle quali si trovavano in origine otto medaglioni (ne sono rimasti sei) con sei favole antiche e due teste di imperatore. La cappella subì molte alterazioni durante i restauri del diciannovesimo secolo: in partcolare vennero aggiunte le testine alla base della cupola e i busti di quattro dottori della Chiesa all'interno dei pennacchi. Si noti che uno di questi possiede fattezze tipicamente ottocentesche. Cappella Torelli (Fig. 10): Venne fatta costruire dalla famiglia Torelli fra il il 1422 e il 1439 ed è dedicata a San Domenico. Le decorazioni degli interni della cappella sono però di epoca barocca: - L'abside venne affrescato da Giovan Mauro della Rovere nel 1636: sul catino absidale vi sono rappresentati San Pietro e San Paolo inframmezzati da angeli. Sulla parete sinistra Sogno della Madre di San Domenico e su quella destra Nascita del santo. Il tutto arricchito da putti e motivi decorativi. - Le lunette e le pareti laterali vennero affrescate poco tempo dopo da Giovan Battista del Sole con storie di San Domenico. - La volta venne affrescata nella seconda metà del diciassettismo secolo da Carlo Cornara con una gloria di santi. Addossato alla parete sinistra si trova il monumento funebre di Pietro Torelli. Esso comprende un'urna sostenuta da sei colonne tortili binate, a loro volta rette da tre leoni. Sul lato frontale dell'urna vi è un altorilievo con la Madonna in trono col Bambino e quattro santi, ciascuno in una nicchia ad arco carenato. Altre due nicchie con santi sono presenti sulle facce lateali. Sul lato superiore una rappresentazione in rilievo del defunto, protetto da un tendaggio sorretto da due angeli. Sulla sommità una fastosa edicola con all'interno il Padreterno benedicente. Il monumento viene attribuito a Jacopino da Tradate o alla sua bottega. L'altare in marmi policromi è del diciottesimo secolo. Capella Crotti (oggi della Madonna del Rosario): Costruita, a seconda della fonte, nel 1424 oppure nel 1444. Subì due radicali rifacimenti, uno nel sedicesimo secolo e uno negli anni 1732-1734, cosicchè la sua struttura originaria non è più riconoscibile. La cappella comprende un'aula e un abside entrambi quadrati e dotati di copertura a cupola. La cupoletta dell'abside è decorata con una Gloria d'angeli dipinta da Giovan Battista Sassi nel 1736, anno in cui affrescà anche i misteri del Rosario sulla faccia inferiore dell'arco di ingresso. La cupola venne affrescata invece da Reinino nel 1781. Nei pennacchi sono rappresentati quattro dottori della Chiesa. Sulla parete sinistra si trova il sarcofago di Protaso Caimi, della metà del quattordicesimo secolo. L'opera è dell'ambito dei maestri campionesi e di stile tipicamente gotico. La facciata anteriore comprende tre scene in tre riquadri. Nel riquadro centrale si riconosce la Madonna con Bambino che accoglie un guerriero inginocchiato. Il monumento si trovava in origine in altra posizione ed era arricchito da statue di santi andate perse. Sopra di esso si trova la tela della seconda metà del sedicesimo secolo Sant'Ambrogio che sconfigge gli ariani di Ambrogio Figino. Sulla parete destra si trova un dipinto di anonimo verosimilmente dell'inizio del diciassettesimo secolo raffigurante una Madonna con Bambino fra le nuvole con sotto San Tommaso in piedi nell'atto di scrivere aiutato da due angeli, oltre che da Santa Caterina. Cappella Visconti o di San Tommaso: Realizzata nel 1297 per volere di Matteo Visconti. La volta è interamente occupata da un grande affresco raffigurante i quattro evangelisti, rappresentati seduti all'interno di edicole che in effetti risultano troppo strette e caratterizzate da geometrie ricche di incongruenze. Cionondimento le figure appaiono espressive ed coinvolgenti. L'affresco viene attribuito ad un artista di ambito emiliano, che lo dipinse verosimilmente nel secondo decennio del quattordicesimo secolo. La parte superiore della parete destra è occupata da un San Giorgio e la principessa, opera del Maestro di Lentate (l'autore degli affreschi dell'Oratorio di Santo Stefano a Lentate sul Seveso). Subito sotto, uno stemma visconteo di epoca precendente all'affresco, che in parte lo copre. La parete sinistra è invece occupata da un Trionfo di San Tommaso (Fig. 9) della seconda metà del quattordicesimo secolo. Al centro si trova San Tommaso benedicente con in mano un libro aperto, simbolo della dottrina. In alto Cristo benedicente, gli evangelisti e i profeti, tutti con il libro in mano. Essi rappresentano la conoscenza come frutto dell'ispirazione divina. In mezzo, insieme a San Tommaso, si trovano i dottori della Chiesa. Nella parte inferiore vari personaggi simbolo dell'apprendimento: i discepoli di San Tommaso, ma anche un gruppo di eretici, sulla sinistra. Immediatamente sopra alla testa di San Tommaso due angeli sorreggono due corone, una di gigli e una di stelle. L'autore dell'affresco non è noto con certezza. Addossato alla parete destra si trova il complesso monumento sepolcrale di Stefano e Valentina Visconti del 1359. Esso è costituito da un'edicolare a due piani poggiante su quattro colonne tortili, le prime due delle quali a loro volta poggianti su due leoni. Nell'edicola è sistemata la cassa marmorea, sormontata da una statuetta della Madonna con Bambino con in mano una mela. Ogni lato della cassa è occupata da figure in rilievo opera dei Maestri campionesi. Nella cuspide dell'edicola, riccamente decorata con motivi gotici floreali e astratti, è inserito un tondo con Cristo benedicente. In origine il monumento non era addossato al muro ed era arricchito da altri elementi oggi finiti in altre parti della basilica. Sulla parete di fondo si trova un prezioso ciborio a forma di tempietto in marmo nero e pietre semipreziose realizzato nel 1643. Cappella di San Vincenzo Ferrer: Era in origine dedicata a San Giacomo. Essa venne scelta nel 1558 dal nobile spagnolo Francesco Juara per seppellirvi suo figlio. L'affrescatura della volta e la decorazione in stucco vennero iniziate da Carlo Urbino ma completate solo nel 1593 da La Trasfigurazione, profeti e figure allegoriche femminili in accordo col progetto originale. La pala dell'altare è una Vergine con Bambino e santiFrancesco e Lucia manierista di Giovan Mauro della Rovere detto il Fiamminghino. Sulle pareti laterali due grandi tele di Antonio Lucini del 1732: Apparizione del Salvatore a San Vincenzo e La donna che lui risuscita che lo dichiara l'angelo dell'Apocalisse. Cappella Visconti o di San Giovanni: Essa era la cappella di ramo della faamiglia Visconti diverso da quello cui appartenevo i committenti della quarta cappella. Sulla detra si trova il monumento sepolcrale a Gaspare Visconti che morì nel 1427. Il monumento come si vede oggi è presumibilmente il risultato di una ricomposizione arbitraria e risale probabilmente allo stesso periodo. Esso venne probabilmente realizzato a qualcuno che si ispirò ai lavori dei maestri campionesi in Duomo ed è piuttosto ingenuo nell'esecuzione, con evidenti sproporzioni fra le figure visibili nella formelle. Nella formella centrale è raffigurata un'Adorazione dei Magi con il committente. Sulla parete sinistra, risistemato in maniera anche esso arbitraria ed eterogeneo il monumento sepolcrale attribuito dalla tradizione ai signori di Fontaneto e Angera. Il rilievo l'incoronazione di Maria sulla facciata del sarcofago e il Cristo morto sopra di essa sono del quattrodicesimo secolo. Fra le sue colonne venne unita ad esso la lapide sepolcrale di Agnese Besozzi, moglie di Gaspare Visconti. La pala d'altare , con San Tommaso davanti al Crocifisso, è di un artista della cerchia di Camillo Procaccini. Cappella dei Torriani o di San Martino: Fu costruita da Cassone I della Torre nel 1277 e dedicata a San Martino.Passò poi ai Visconti e nel 1440 a Giorgio Aicardi. Anche in questa cappella la volta è completamente occupata da un affresco raffigurante gli evangesti, questa volta, però, in stile gotico internazionale. Esso venne dipinto durante il patronato dei Visconti, come attestano gli stemmi sulle vele. In quella dedicata a San Marco si riconosce Bianca Maria , figlia di Filippo Maria, raffigurata come una giovane dama con una voluminosa acconciatura secondo la moda dell'epoca. San Martino, santo dedicatario della cappella, è raffigurato nell'atto di donare metà del suo mantello nella vela in cui è raffigurato San Matteo. Gli affreschi, purtroppo assi rovinati, sono attibuiti a Michelino da Besozzo che li avrebbe dipinti fra il 1388 e il 1450. Sulla parete sinistra è appesa la grande tela del pittore barocco Giovan Cristoforo Storer La strage degli innocenti.
Il lato sinistro è molto più povero. Tutte le cappelle vere e prorie presenti sono chiuse da cancellate in ferro battuto. Partendo dalla facciata: Battistero: La parete di fondo è decorata con un'ancona trompe l'oeil neoclassica con al centro un dipinto raffigurante San Giovanni Battista. Cappella con l'altare dell'Ecce Homo: Il nome dell'altare, realizzato nel 1737 su progetto di Carlo Giuseppe Merlo utilizzando marmi policromi dalle tonalità piuttosto cupe, è dovuto al fatto che esso ospita, all'interno di una nicchia al centro dell'ancona, una grande statua della metà del diciassettesimo secolo raffigurante Cristo flagellato e con la corona di spine. Sotto all'altare è conservata una parte dei resti di Sant'Eugenio. Cappella contenente un altare dedicato a Santa Rita da Cascia. Cappella con l'altare in marmi policromi dedicato a San Giuseppe. Esso venne progettato da Carlo Nava nel 1742 in uno stile che si potrebbe definire a metà barocco e neoclassico. La pala d'altare raffigura il transito del santo. Prima cappella vuota: In essa sono conservati vari oggetti degni di nota. Addossato alla parete sinistra vi è un antico confessionale. Sulla parete di fondo si incontrano, partendo da sinistra: - Pietra tombale di Regola Galeazzi Visconti, morta nel 1440. E' molto consumata, perché in origine si trovava sul pavimento in posizione di passaggio. - Sepolcro del vescovo Federico Maggi della prima metà del quattordicesimo secolo. - Sopra di esso un sinopia strappata di epoca giottesca raffigurante una Madonna con Bambino che curiosamente assomiglia alle donne polinesiane dipinte da Gauguin. - Figura scalpellata di un ignoto monaco. Sulla parete destra si trova il monumento del sedicesimo secolo di autore ignoto a Giovanni Pietro Varese dei conti di Rosate. Il defunto è rappresentato in un busto assai realistico affiancato da due genietti nell'atto di spegnere le fiaccole rovesciate che tengono in mano. Superioremente è poi presente il rilievo di una Pietà. Il leone che fa da base alla cassettina per le offerte faceva in origine parte del monumento sepolcrale di Stefano e Valentina Visconti. Seconda cappella vuota: Contiene un confessionale, varie lapidi e tre pannelli con affreschi strappati provenienti dalla Cappella di San Domenico. Terza cappella vuota: In essa sono conservati un antico confessionale e due inginocchiatoi, delle lapidi e, sotto forma di affresco strappato, tutto ciò che rimane degli affreschi che ornavano in origine l'abside e che vennero dissennatamente rimossi durante i restauri del diciannovesimo secolo. Si tratta di un'Assunzione della Vergine purtroppo mutilata della testa. L'affresco è del tardo quattordicesimo secolo e la Madonna è raffigurata su uno sfondo di castelli turriti e angeli in gloria. Spazio opposto a braccio destro del transetto: Antico confessionale e frammento di antico affresco gotico. Sulla parete a fianco dell'abside si trovano tre statue lignee a grandezza naturale della Madonna, di Cristo in Croce e di Giovanni Evagenlista. Realizzate nrl 1540 facevano in origine parte di un Calvario aggiunto nel sedicesimo secolo all'altare maggiore. Altri due santi che ne facevano parte sono nella sagrestia mentre Maria Maddalena è andata persa.
Per gli interessati, proponiamo anche la visita guidata di Sant Eustorgio.
Vedere anche: Basilica di Sant'Eustorgio su Milano Archelogia Sant'Eustorgio a Milano
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Categorie: Chiese / Edifici religiosi
Piazza Sant Eustorgio, 20122 Milano |
Foto aggiuntive della Basilica di Sant'Eustorgio nella sezione Fotografia |